Oggetti dimenticati

Stavo sparecchiando quando mi accorsi che la ragazza aveva lasciato l'ombrello sul tavolo.

– Quante volte succede. – Pensai, alla figura di lei seduta sul tavolino, che non voleva andarsene dalla mia mente, i suoi capelli pieni di pensieri che le mani non erano in grado di contenere.

– Adesso lo metto tra i tanti oggetti dimenticati. – Pensai – Chissà, forse tornerà a riprenderlo. –

Un lampo! freddo e improvviso squarciò il sipario e io vidi dall'altra parte, oltre gli occhi, le mani e i capelli. Fuori pioveva a dirotto.

Lasciai tutto sul tavolo, presi l'ombrello e senza dare spiegazioni al proprietario del locale uscii di corsa. Presi la via in salita verso il ponte, correndo a pił non posso con l'ombrello chiuso in mano. Attraversai col rosso, alzai lo sguardo, lo sguardo, già la, c'era qualcuno, al centro del ponte, che gesticolava, mi fermai. Il tumulto del mio cuore poteva dialogare ormai col temporale, la ragazza, troppo sconosciuta per poterla piangere, ma la pioggia che veniva gił a torrenti la pianse per me, sorella, nella stessa acqua alla quale aveva affidato i suoi pensieri.