Il ritorno

La strada è lunga e larga e polverosa. Mostafa la segue con lo sguardo fino a dove lo sguardo arriva. La vede salire e ribollire e diventare sempre più fatua. Sembra voler dire:

– Dove vai, Mostafa? –

– Torno a casa. –

– Quale casa, non vedi che tutto è illusione? Più ti spingi con lo sguardo, più le forme si rompono, non sono più quello che dicono di essere, che hanno sempre detto di essere, diventano gioco di luce, vapori ondeggianti, aria che danza. Solo il sole non mente, quello è rimasto lo stesso di quando sei partito; lo stesso che hai visto in Europa. –

Così la strada gli parla e Mostafa rivede quella grande sala, il giudice, il testimone. Riode tuonante la sentenza.

– Ricordi Mostafa? la piccola finestra, in alto, alla tua sinistra, mentre il giudice pronunciava la tua condanna: una colomba bianca si posò per un momento sul davanzale e ti portò il conforto del sole. –

***

L'aria è ferma, la foresta ai lati della strada immobile. Sembra che tutto preferisca astenersi dal moto, completamente appagato del calore abbagliante del sole. Il camion sgangerato che Mostafa sente provenire alle sue spalle però si muove, rapido e roboante. Se lo lascia passare accanto e lo vede allontanarsi veloce portandosi con se il suo rumore. Poi anch'esso vede fluttuare, divenire illusione, aria calda che infine scompare.

– Il camion ti ha destato dal tuo sognare Mostafa e adesso sei costretto a ricordare: ricordare tuo padre, tua madre, il villaggio, le leggi. Anche qui le leggi! Non scritte ma subdole perchè inconscie. Le leggi della tradizione antica, dei padri, dei padri dei padri, dei re. E la legge ancora più antica, la legge della madre, la Grande Madre dai seni prosperosi. Da tutto questo eri fuggito e allora non lo sapevi. Adesso sai, le bugie dei vecchi verso cui torni, ma sai anche le bugie del mondo nuovo che non ti ha voluto. Le bugie della modernità, quella falsa, che illude con i suoi telefonini, i suoi grattacieli e televisori e risate grasse e supermercati. –

Come si sente un uomo che sente di non appartenere a nessun mondo?

E mentre i pensieri seguono assenti il corpo che va, una nuvola copre il sole. I raggi trapassandola formano uno strano gioco di luce, ma fermo, e chiaro. La strada si condensa, si assestano una volta tanto in lontananza le forme e nell'adesso di un respiro, preparato da tempi immemorabili, Mostafa comprende.